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Nel "Lapidario" di Clara Janés (1988), dove le pietre - cristalli per lo più - acquisiscono un carattere simbolico di rivelazione dell'essere, le rappresentazioni, straordinarie intuizioni visionarie, si inseriscono nella linea dei trattati medievali di mineralogia che, con riverberi di tradizioni classiche e orientali per un'epoca che ne percepiva a un tempo la polarità di scienza ed emblema, descrivono le qualità magiche e le virtù mediche delle pietre. Ma non solo, le composizioni delineano la misura della creatività, intensa ed elaborata, carica di memoria intertestuale diretta o indiretta (la Bibbia, Garcilaso...), di echi ermetici e simbolismi dove emergono il cultismo della parola, le sperimentazioni linguistiche del surrealismo, gli stilemi del barocco e in particolare i topici della mistica spagnola ma anche di quella islamica medio-orientale. L'insistente dialettica delle isotopie semantiche dei toni notturni e delle immagini solari e l'ideale d'integrità, di armonia e di perfezione delle forme della natura sono pertanto temi centrali in Lapidario. Dove scienza ed estetica si abbracciano: lì è poesia.